top of page
Vai

I'm a paragraph. Click here to add your own text and edit me. It's easy.

Capitolo I° - Il cambio di passo, le grandi superfici

cless_1.png

Largo di Torre Argentina, la prima grande



A Roma era finalmente maturato il progetto di aprire in Largo di Torre Argentina, progetto a lungo caldeggiato da
Carlo Conticelli, che per diversi anni ebbe casa lì, all’angolo opposto sulla diagonale tra un grande negozio di mobili e casa sua: conosceva bene l’area quindi



Uno spazio allora considerato enorme all’angolo con l’omonima via si rese disponibile, purtroppo irregolare, ma c’erano più di seicento metri quadri utili, una sfida sull’assortimento, il lay out, le strutture, il personale, gli strumenti di lavoro; il gruppo Feltrinelli aveva già una libreria piuttosto grande a Roma in via V.E. Orlando, ma l’Argentina, così si chiamerà per sempre, era molto più grande

Destinato a dirigere la nuova grande libreria era
Carlo Conticelli, mentre Poggioli era stato destinato a sostituirlo all’Orlando



Il transfuga della Rinascita fece all’incirca un anno e mezzo di formazione prevalentemente a Bologna e un po’ in qua e in là: il D.d.c. ad un certo punto non sapeva più dove metterlo a causa della dilatazione dei tempi delle opere edili a Roma e così lo rimpatriò pochi mesi prima che si aprisse; nell’estate dell’ ’89 infatti ci fu l’inversione degli incarichi, Conticelli preferì rimanere all’Orlando, quindi toccò a Poggioli assumere l’onere dell’apertura da direttore dell’Argentina; a lui il D.d.c. affidò quindi l’incarico dell’ intero assortimento, visto che era un libraio provetto e che la razione di formazione Feltrinelli era stata più che abbondante



Il locale faceva veramente impressione da quanto era grande e specie all’interrato, così tortuoso, costituì una sfida di percorsi, comunicazione, settori, sottosettori, esposizione, richiami, regolazione dei flussi in entrata e in uscita; l’architetto costruì al meglio la sua macchina di vendite e installò un sistema di condizionamento vero, anche nel rumore, che non mancò di rallegrare le giornate del magazziniere, un calabrese arcigno e gelosissimo del suo spazio; come dettava la dottrina di minimizzare gli spazi "improduttivi", lo spazio magazzino era di fatto un budello con piccolo slargo e cassaforte associata, nella miglior tradizione del replicante



L’allestimento fu sostanzialmente distinto in tre fasi: aprire e buttare su, sgrossare, raffinare

 

182

Inge_Feltrinelli
Bauletto di Mnemosyne
bottom of page