top of page
Vai

I'm a paragraph. Click here to add your own text and edit me. It's easy.

Capitolo IV° - Come eravamo a metà del guado

cless_1.png

Bologna aveva una posizione d’oro da sfruttare, tra via Rizzoli e via Zamboni si materializzavano la città che leggeva e la città che studiava , poca concorrenza sulla varia dall’asfittica Rizzoli della via omonima, poca concorrenza sull’universitario, con le sue classiche e ottocentesche librerie universitarie arroccate in via Zamboni, popolate da librai compassati e studenti timorati, senza le spine e i danni da sconti a tappeto delle cooperative universitarie che stavano invece devastando il territorio a Firenze, Milano, Torino e Padova; Parma invece doveva guardarsi dagli alterni exploit ( e alterni rovesci) della Fiaccadori ; 1 G.G.F. ,prima di comprare la libreria, si era appostato all’angolo piazza Ravegnana-via Rizzoli per contare quante persone ci passavano mediamente l’ora, poi, fatti bene i conti, non esitò, con grande risultato per il gruppo



Il Babbuino a Roma faceva storia sé, mentre l’Orlando, dopo le tribolate vicissitudini iniziali, doveva recuperare terreno e lo stava facendo sfruttando inizialmente la domanda universitaria e il transito per la stazione Termini per poi lanciarsi in un prodigioso sviluppo dell’area Ragazzi e di Pedagogia e didattica; a ciò si aggiunga il volume di domanda spontanea del bacino romano, ciò che portò la libreria, sotto l’abile direzione di Carlo Conticelli, ad affinare i meccanismi di rifornimento e presidio così che lì era veramente raro che mancasse un libro puntualmente domandato

Milano continuava sostanzialmente nel solco dei ’70: due librerie piccole, Manzoni che a un certo punto subì gravi perdite a causa della chiusura dell’albergo che le stava di fronte, Santa Tecla che in ogni modo si industriava di competere con la Cortina e le cooperative universitarie inventandosi un incessante ricambio di proposte editoriali e tematiche

Genova rimaneva nel suo anonimato, Pisa la piccola bomboniera di sempre, in una città piccola, ma che di più avrebbe avuto bisogno a quel tempo

Torino infine tribolava fin dalla nascita in una città altera, nobile, ancora molto sabauda e pure spaccata tra piemonteis e "terròni", impiegati e operai, intellettuali severi e popolo diffusamente dedito all’esoterismo, alla magia, ai tarocchi e quant’altro di intellettualmente funesto si potesse allora concepire

Torino sarà il primo problema
extra moenia da risolvere per il l.p.c.



Le attività di innovazione furono nei fatti minute e minuziose, segnate da accelerazioni e brusche frenate compromissorie con il recente passato al punto da costituire inizialmente dei piccoli settori con editori di piccolo calibro, dei piccoli nuclei civetta, perché poi ci mancava il coraggio di tagliare di netto collane monoliti come la PBE, i Paperback, la UL e poi la BUL, gli Oscar saggi e la BUR, tanto per fare qualche esempio; trama e ordito di quella fase storica delle Feltrinelli erano talmente fitti da risultare ora difficilmente penetrabili: la tela veniva tessuta con fili ben serrati, ma troppi erano ancora i nodi nei quali altri librai inceppavano le loro idee improvvisamente confuse : difficile, certo, ma anche avvincente, per il libraio Feltrinelli, homo faber di un cambiamento che diverrà irreversibile; innovazione, sovvertimento, demolizione, nuove costruzioni sono i termini e i concetti appropriati a quanto avvenne in un arco di anni anche troppo lungo a causa della riluttanza dei non pochi tradizionalisti, i quali mentre curavano banchi e scaffali con competenza e passione, temevano al contempo di perdere quel tipo di controllo che ritenevano conferisse loro autorevolezza e autorità nei confronti del cliente; sarà questo uno dei fili conduttori lungo i quali si consumeranno glorie e misfatti, fortune e cadute di illustri librerie e altrettanto illustri colleghi

 

94

Inge_Feltrinelli
Bauletto di Mnemosyne
bottom of page